Diario di AntiMap Festival

15 Dicembre – Diario di AntiMap Festival

15 Dicembre – Diario di AntiMap Festival
testi di Cristina Gervasi e foto di Rebecca Stella

Durante il terzo e ultimo giorno di laboratorio, i partecipanti si sono ritrovati nuovamente intorno a un tavolo per mettere insieme le esperienze raccolte ieri durante l’esplorazione del quartiere di Stampace. Damiano dichiara subito che le informazioni raccolte ieri secondo lui sono state molto soggettive, ognuno ha fatto tesoro delle proprie sensazioni e proprio queste oggi verranno riutilizzate in fase di elaborazione di un’ idea di progetto. Si inizia subito con un esercizio: scrivere su un foglio di carta una parola o breve frase che racconti quanto visto ieri. Confrontando gli scritti emergono subito elementi in comune, temi che andranno a formare i cluster: Riccardo per esempio propone come tema il contrasto tra natura spontanea e innestata in città, a questo si possono unire tematiche quali degrado urbano, smog, rumori del traffico, per poi passare alla presenza o meno del Natale e all’osservazione delle persone: se camminano velocemente per strada, se entrano o escono da casa, la presenza delle luci o meno nei palazzi ecc…Si formano così delle reti di argomenti che possono essere legati tra loro.
Nella seconda fase del laboratorio si parte dall’identificazione  di 8 cluster che, divisi a due a due, permettono di formare 4 gruppi di lavoro: natale-ambiente urbano, stratificazione-persone, odori-vita, luci-rumori. I partecipanti si mettono subito a lavoro per far emergere un tema di lavoro con il quale partire per la realizzazione del progetto.
L’ultima parte del laboratorio è dedicata alla presentazione da parte dei gruppi della propria proposta di progetto. Ogni gruppo propone un titolo (ed eventualmente un motto) e una proposta di realizzazione.
Gruppo 1) natale-ambienti urbani. Titolo: Resistenza. Motto: Resiste il Natale nelle botteghe, resiste la natura al cemento. Il Natale sembra ignorato in tutto il quartiere ma sopravvive solo in piccole realtà come la bottega di Piero. Azione: interviste ai commercianti e foto.
Gruppo 2) stratificazioni-persone. Titolo: Corpi in evoluzione. Analizzare tramite le tecniche archeologiche gli strati urbani sia dal punto di vista territoriale sia del vissuto per creare una catalogazione e un archivio di materiali fisici. Azione: interviste a chi vive il quartiere; video ambienti esterni/interni, fotografie.
Gruppo 3) odori-vita. Titolo: Odori di vita. Due sono le tipologie di odori individuati: gli odori della vita lavorativa e quelli delle case. Gli odori raccontano storie. Azione: creare un percorso sensoriale sul quartiere con video, foto, strumenti che misurino gli odori. L’ideale sarebbe poter usufruire di un team di esperti in vari settori.
Gruppo 4) luci-rumori. Titolo: Ritmo. Tutto ha un ritmo, il corpo ha il ritmo del cuore. Partendo da questo presupposto si crea un parallelo tra l’elettrocardiogramma e il ritmo di luci e suoni del quartiere che vengono studiati per scoprire quanto questi influiscano sugli abitanti.
Conclusioni: i partecipanti si dichiarano soddisfatti del laboratorio perché ha permesso loro di considerare elementi che solitamente si danno per scontati e hanno avuto nuovi spunti per pratiche di esplorazione urbana. Allo stesso tempo pensano che siano necessarie più ore di lavoro, per questo motivo l’intenzione è quella di creare un gruppo di lavoro permanente per continuare la ricerca e produrre veri e propri progetti.
Da parte nostra siamo molto soddisfatti del laboratorio: tutti hanno lavorato molto bene, con notevole impegno e sono emerse tematiche e proposte di progetto molto interessanti.


In serata, con il seminario Complex Body Networks si apre un’altra fase del Festival, quella dedicata alla ricerca e alla sperimentazione. Un artista, Alessandro Carboni, e un fisico, Alessandro Chessa si confrontano in quella che abbiamo definito una pop up video conferenza: due proiettori e due tavoli di lavoro in cui si racconta in contemporanea un’unica esperienza secondo due approcci diversi:  visivo e performativo. Davanti a un pubblico di curiosi Chessa spiega la relazione tra corpo e reti complesse e in particolare esplora il concetto di rete, alla base di moltissimi aspetti della nostra vita. In contemporanea Alessandro Carboni comunica gli stessi concetti attraverso un’azione performativa sul tavolo dove, una web cam proietta sullo schermo davanti al pubblico.
La ricerca è divisa in 4 fasi: ciclo 1) si parte dall’atomo, dal movimento delle particelle e dalla teoria olistica seconda la quale il tutto è sempre qualcosa in più della somma delle parti. Ecco che sul tavolo di Carboni l’inchiostro viene diluito in una ciotola contente acqua e vengono tagliati dei fogli di carta.
Ciclo 2) processo diretto sociale: tramite immagini Chessa spiega il concetto di legami tra le persone per poi passare alla folla e spiegare cosa può succedere quando aumenta la densità delle persone in un determinato spazio: le persone si comportano proprio come particelle secondo le regole della fisica, perdono la propria capacità di decidere e lo spazio induce loro a comportamenti fuori controllo. Performativamente questo concetto è reso da Carboni con palline di carta e poi elementi colorati legati tra loro da bacchette di legno. Dei cerchietti metallici ci danno la sensazione di densità.
Ciclo 3) scala nazione/mondo. Chessa espone l’esperimento di Milgram sui sei gradi di separazione per poi passare a parlare di reti virtuali in particolare di facebook che ricrea la geografia. Ecco che Carboni riflette questo concetto coprendo il tavolo di stoffe blu e inserendo materiali di platica bianca che riproducono l’idea di link.
Ciclo 4) Corpo. Il corpo è un piccolo universo di complessità. Si arriva all’illustrazione della ricerca di Chessa e Carboni, ovvero di come si possa definire il corpo come una serie di punti e il gesto come l’interazione di questi tra loro. Tramite un semplice strumento come il  Kinect si possono studiare le sequenze dei punti e analizzare i movimenti. Carboni chiude la performance con una serie di pezzi di carta strappati sul momento da una rivista e che illustrano persone, corpi diversi tra loro.

La conferenza si chiude con una serie di considerazioni da parte di un pubblico positivamente colpito da questo doppio approccio: scientifico ed emozionale.

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